Capitolo 3. LA PRIMA NOTTE

di Domenico Calabrese

Si stava facendo sera e scendemmo dall’albero per metterci a cercare un buon posto per costruire un riparo per la notte: nulla di che, solo per proteggerci un po’. Doveva essere vicino al portale, nel caso si riaprisse; ad un certo punto trovai un posto perfetto: asciutto, con vegetazione rada, e due alberi abbastanza vicini per poterci costruire una tettoia sollevata da terra. Sono un esperto di sopravvivenza, conosco molte tecniche, so come accendere il fuoco, come cacciare, come costruire trappole. Con il seghetto tagliai un grosso ramo che legai agli alberi in alto e un altro un po’ più in basso come base: poi misi legni più piccoli come copertura e foglie di palma per coprire più che potevo e per non far passare nessuno spiffero. Nella base sollevata da terra, che fungeva da letto, misi delle soffici foglie asciutte per creare una superficie morbida su cui dormire. Quando fece buio con un po’ di paracord e qualche legnetto accesi un fuoco per tenere lontani i predatori. Era davvero comodo, non cenammo perché non avevamo fame e dopo aver parlato un po’ ci addormentammo. E stavamo proprio dormendo quando uno strano verso ci svegliò entrambi: era davvero buio, ci alzammo di colpo con gli occhi socchiusi, accendemmo la torcia dei nostri telefoni per vedere da dove provenisse quello strano verso, ci guardammo intorno, e da dietro un tronco di quercia sbucò…