Capitolo 2. DENTRO AL PORTALE

di Domenico Calabrese

Lo capimmo dal fatto che dall’altro lato c’era una giungla che non c’entrava nulla con l’ambiente di città che ci circondava. Restammo per molto a guardarlo, quando da un tronco sbucò fuori un insetto: si trattava di un insetto estinto, di cui non ricordavamo il nome, che viveva nel Giurassico. Entrambi amavamo molto i dinosauri, guardavamo film su di essi, avevamo una vastissima collezione di giocattoli e avevamo anche un gioco di carte su essi: proprio una di queste carte raffigurava quell’insetto, che tra l’altro era molto, molto raro. Capimmo che quel portale portasse indietro nel tempo, nell’era del Giurassico e avevamo ragione. Ci mettemmo d’accordo per entrare solo per un po’ di tempo e poi saremmo tornati, ma prima ci preparammo per l’avventura portando con noi due zaini pieni di provviste. All’interno avevamo due bottiglie d’acqua ciascuno, molte scorte di cibo, e io avevo anche il mio fidato kit di sopravvivenza provvisto di: provviste mediche, tutto l’occorrente per pescare e per accendere il fuoco, un coltellino multiuso (lama molto affilata, seghetto, pinza, pinzetta e forbice), un seghetto a filo e il necessario per bollire l’acqua, tutto racchiuso in una scatolina in paracord. Quando entrammo nel portale e passammo nell’altro lato, l’ambiente era molto più caldo. Con noi avevamo anche i nostri cellulari che ovviamente non prendevano, ma la fotocamera e la torcia funzionavano, quindi erano utili. La prima cosa che facemmo fu mettere un punto di riferimento per ricordarci dove fosse il portale. Ci addentrammo nella giungla ma senza allontanarci troppo: era pieno di piante estinte, insetti strani, funghi di ogni tipo, libellule giganti e grandi ragnatele con ragni colorati, ma si sa che in natura i colori possono essere un segnale di pericolo. Passata una mezz’oretta decidemmo di tornare dopo aver scattato molte foto. Mentre camminavamo lasciavamo dei segni per ricordarci la strada, per cui iniziammo a seguirli fin quando si interruppero. Restammo entrambi sbigottiti e spaventati perché eravamo certi che il portale fosse lì, i segni portavano lì, il terreno era crepato e l’erba bruciata e il punto di riferimento era lì. Non sapevamo cosa fare, perché eravamo sperduti in una giungla, in cui probabilmente c’erano anche animali pericolosi, con scorte di cibo che bastavano per tre giorni, senza nessun altro e senza tecnologia! Giovanni disse: “E ora cosa facciamo?!”. “Non… non lo so!”. Lui continuò: “Ti rendi conto che ora siamo bloccati qui? Non vedremo più nessuno, non vedremo i nostri amici o i nostri genitori”. Non sapevo cosa rispondergli per tranquillizzarlo perché aveva ragione! Ci guardammo attorno, cercavamo qualsiasi cosa per capire se potevamo tornare alla nostra era. Mentre cercavo, Giovanni mi chiamò, eravamo distanti una decina di metri, corsi verso di lui e mi disse: «Guarda cos’ho trovato, dici che c’entra qualcosa con il portale?». Su un tronco, vicino ai segni lasciati dal portale, c’erano dei geroglifici marchiati a fuoco che non avevo mai visto, ma non so come sia possibile che entrambi riuscissimo a leggerli. C’era scritto: «Dove il sole non sorge mai, nel mezzo delle terre più alte». Non sapevamo cosa volesse dire ma di sicuro era una traccia. Pensammo avesse a che fare con la natura; ma innanzitutto dovevamo capire dove fossimo, quindi ci arrampicammo faticosamente su un albero altissimo, e arrivati sulla chioma salimmo in cima passando per le foglie. Arrivati ci guardammo attorno, era bellissimo, c’era una grandissima pianura piena di alberi, con alcune zone prive di vegetazione, e montagne altissime e innevate. Dovevamo cercare di capire dove portassero i geroglifici, ‘nel mezzo delle terre più alte’. Ad un tratto mi venne in mente: «Le terre più alte… potrebbero essere le montagne! E quindi ‘nel mezzo’ potrebbe indicare la valle». «Certo», aggiunse Gianni, «anche perché le valli più profonde non sono mai illuminate dal sole… è come se non sorgesse mai». Io dissi: «Allora dobbiamo trovare le due montagne più alte, aiutami a cercare». Giovanni disse: «Guarda a destra, sono sicuramente quelle!»