QUALCOSA DI STRANO

di Sara Verduci

Era sera in piazza San Marco quando decisi di fare una sosta alla tavola calda prima di riprendere il mio viaggio per Roma. La piazza era piena di gente quando vidi una coppia dall’aspetto un po’ strano: l’uomo era alto e con un aspetto misterioso e a giudicare dai suoi vestiti era abbastanza ricco; la donna sembrava altrettanto ricca ma quasi indifferente nei confronti del marito.  Ero su questo caso da mesi, e il delitto era avvenuto proprio in questa zona. Si trattava di un serial killer che aveva già ucciso tre, forse quattro persone e, secondo le mie ipotesi, avrebbe colpito ancora. Decisi così di restare qualche giorno in zona, ero  sicuro che sarebbe successo qualcosa proprio quella sera. Uscii a notte fonda dall’albergo in cui alloggiavo e mi nascosi dietro un albero, aspettai ore e ore ma ad un tratto vidi ancora quella donna vestita in modo piuttosto strano, quasi come se volesse passare inosservata per qualche motivo che ancora non sapevo. Si avvicinò ad un bambino i cui genitori erano distratti e gli mise in bocca un bavaglio con qualche goccia di quello che doveva essere sonnifero: il bambino le cadde tra le braccia e lei lo portò via. Preoccupato, decisi di seguirla. Dopo qualche minuto arrivammo in una specie di capanno senza finestre né luce elettrica; c’era solamente una piccola sedia al centro, e fu proprio lì che appoggiò il bambino prima di tirare fuori un coltello. Dovevo intervenire prima che potesse fargli del male: la attaccai da dietro in modo che non potesse difendersi, le legai mani e piedi e le tolsi il coltello dalle mani; presi il bambino ancora addormentato e lo riportai dai sui genitori, che lo accolsero con le lacrime agli occhi e mi ringraziarono. Tornai al capanno, presi la killer e la riportai in prigione, sperando che avesse imparato la lezione e che sarebbe rimasta lì, così potei riprendere il mio viaggio per Roma. Caso Chiuso.