PICCOLI SCRITTORI CRESCONO

IL MISTERO DEL PIANOFORTE

di Vanessa Reitano

Era sabato, pioveva e faceva freddo, le persone erano in casa ad aspettare che uscisse bel tempo per andare a fare una passeggiata. In quell’edificio molto strano,di grandi dimensioni, di un colore nero sbiadito, con le finestre piccole, si sentiva un suono simile a quello di un pianoforte. Tutti i giorni, allo stesso orario, si sentiva questo suono, piacevole ma allo stesso tempo inquietante al pensiero di chi potesse produrlo. Queste sensazioni si continuavano a ripetere, finché, un giorno, oltre al suono, si udii una voce che accompagnava il pianoforte. Sembrava una voce femminile, molto familiare ai vicini, perché ricordava quella della giovane cantante, morta pochi mesi prima. Ad un certo punto, però, non si sentì più nulla, solo il rumore di passi che sembravano provenire dalle scale. Si sentì bussare prima piano, poi sempre più forte, una famiglia aprì e, da quel giorno, da quella casa non uscì più nessuno. Si sentiva solo il rumore dell’acqua che gocciolava senza tregua. Insieme ad altre due persone, ci siamo fatti coraggio ed abbiamo bussato alla porta di quella famiglia. Sentimmo di nuovo quei passi, che si avvicinavano verso di noi, ma la porta non si aprì. Prima di andarcene, sentimmo di nuovo sia la voce che il suono e, intuendo da dove provenisse, avanzammo verso quella porta. La porta era aperta, entrammo ma non vedemmo nessuno. Il pianoforte era davanti a noi, la stanza era grande, dalle piccole finestre entrava solo uno sprazzo di luce. Non vedendo nessuno, ci accovacciammo di fianco alla porta e ci addormentammo. Al risveglio, me ne andai, lasciando quelle persone lì, dimenticando però di dire loro che quella voce, quel suono strano che proveniva da quella stanza, la scomparsa di quella famiglia, era stata tutta opera mia. Prima di mettere in atto il piano, cercai di fare un passaggio segreto che si chiudeva quando a casa mia c’erano delle persone e che potevo sfruttare con facilità. La famiglia, sempre assente per lavoro, mi lasciava libera di progettare il piano ideale, così quando se ne andò la signora delle pulizie, entrai e lo misi in atto. Le goccioline d’acqua le feci scorrere per sviare i vicini, e continuare il mio piano con le altre persone, facendo finta di niente, cambiando la mia voce con quella della ragazza e imparando a suonare bene il pianoforte.