Il lupo

di Domenico Calabrese

Percorrevo con il mio pick up la strada per la mia nuova casa, lasciata in eredità da mia moglie deceduta il mese prima in condizioni misteriose; quando andai  in quella zona per sistemare la casa attaccata da un grosso animale non identificato, ero davvero giù di morale per la perdita avvenuta da poco. Arrivai lì, vicino ad essa c’erano tre case con un bosco oscuro di fronte. Iniziai a scaricare le cose dal pick up. Era sera, mentre scaricavo conobbi i vicini, mi salutarono, erano un po’ strani ma con un’aria amichevole. La casa era vecchia e polverosa. Mi misi a ripulirla un po’ tutta, soprattutto il letto dove avrei dovuto dormire. Nella cucina l’acqua non scorreva, le luci funzionavano a malapena anche se qualche lampadina era fulminata. Mentre cercavo di sistemare i tubi dell’ acqua, al piano di sopra qualcuno bussò alla porta: era la figlia dei vicini che mi disse se volevo cenare da loro, io accettai anche perché non avevo un granché da mangiare a parte qualche barretta energetica nel pick up dato che non avevo avuto il tempo di fare la spesa. Mentre mangiavamo parlavamo di come si viveva lì, dei negozi vicini e di molte altre cose che ora non mi vengono in mente. Però non so perché mi sembrava come se mi stessero nascondendo qualcosa, ma non ci feci caso e continuammo a parlare. Finita la cena tornai a casa e andai a letto, spensi la fievole luce della lampada sul comodino e chiusi gli occhi. Avevo una strana sensazione che mi tormentava non facendomi dormire, mi alzai, andai alla finestra e nel bosco, in uno scorcio illuminato dalla luce, intravidi un’enorme ombra, mi spaventai e tornai a letto ma comunque non riuscii a dormire perché cercavo di dare una spiegazione a quell’enorme ombra, pensai fosse un’allucinazione provocata dal sonno. Il pensiero continuò a tormentarmi… La mattina dopo mi alzai stanco al suono della sveglia, uscii  fuori per andare  a prendere degli attrezzi per aggiustare l’acqua e la corrente . Quando uscii non notai niente ma al ritorno mi accorsi che sulla porta c’erano degli enormi graffi profondi. A quel punto ero sempre più spaventato. Entrai in casa e mi misi a lavoro, quella sera faceva particolarmente caldo, quindi decisi di fare un giro nel bosco. Dati i graffi portai con me anche la mia calibro 50, che avevo a casa, ed era una delle prime volte che la toglievo dalla custodia dato che non mi serviva praticamente a nulla ma quella sera era diverso. Era una pistola potentissima quasi nessun animale poteva resistergli. Stava facendo buio. Decisi di tornare a casa, mentre camminavo, un pesante fruscio si spostò accanto a me, mi girai in quella direzione e quel che vidi mi fece gelare il sangue. Ancora oggi sono traumatizzato quando penso ad un enorme lupo alto circa due metri con sembianze umanoidi: stava mangiando una pecora! Ormai ne era rimasto poco, si girò verso di me, i suoi occhi erano rossi e brillavano. Era del tutto insanguinato, era una scena davvero macabra. Iniziò ad avvicinarsi, mi misi a correre come non avevo mai corso in tutta la mia vita, lui mi seguì. Quando arrivai alla porta mi accorsi che non mi stava più seguendo. Ero in ansia e mi sigillai in casa. Passai la notte sveglio con la pistola in mano affacciato alla finestra nella speranza che si presentasse, la mia attesa servì a qualcosa, infatti  verso le quattro del mattino il terrificante lupo umanoide sbucò dal bosco dirigendosi verso la stalla dei vicini; forse aveva l’intenzione di mangiare il loro bestiame, era davvero una creatura insaziabile; lo puntai, misi il dito sul grilletto e sparai, lo colpì  ma  non si scalfì. Ero sotto shock per l’ incredibile resistenza del mostro: era una creatura soprannaturale; si guardò attorno e sparai un altro colpo ma nulla. Lui fuggì nel bosco, il giorno dopo mi misi a cercare tutte le informazioni sul lupo, finalmente trovai il modo per sconfiggerlo. Era un po’ difficile ma potevo riuscirci, andai ad un’armeria e presi: uno stampo per proiettili, da una gioielleria acquistai dell’ argento. Tornato a casa mi misi a lavoro nello scantinato e forgiai tre proiettili d’argento. Quella notte sarebbe stata la fine di un incubo. Informai i vicini di non uscire per nessun motivo dalla loro casa. il lupo fece lo stesso percorso attraversato la sera prima però quella volta era più in guardia. Sparai il primo colpo mancandolo, ma capì da dove proveniva,i suoi occhi rossi erano puntati su di me. Si mise a correre a quattro zampe,si aggrappò al muro in legno della mia casa e si mise a scalare il muro, nel frattempo sparai il secondo colpo mancandolo ancora, ero disperato, quando arrivò alla finestra la strappò via. Entrando in stanza si stava per lanciare contro di me ringhiando in modo terrificante. Chiusi  gli occhi e capii che quella era la mia fine, sparai l’ultimo colpo a malincuore e tutto d’un tratto silenzio, riaprii gli occhi e vidi  il cadavere del lupo steso a terra senza vita. Il pericolo era scampato. Avvisai i vicini del fatto e ne furono davvero contenti, non sapevano come ringraziarmi. Questo caso fu tenuto segreto dal governo, mi convocarono per dirmi di tenere assolutamente segreto tutto questo a costo della vita, ma non ce l’ho fatta, non potevo tenere un segreto così grande, non posso dimenticare quelle notti insonni, quel terrore.